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MEDIA EDUCATION

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  • 7

    Le nuove tecnologie stanno costruendo un ponte tra docenti e studenti per colmare il cosiddetto digital divide tra le categorie, e in alcuni casi sono proprio gli studenti a mostrare delle competenze ai loro professori

    Il digital divide è il divario che c'è tra chi ha accesso (adeguato) a internet e chi non ce l'ha (per scelta o no). Ne deriva una esclusione dai vantaggi della società digitale

    Iniziamo con un filmato

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  • 8

    La Media Education concorre alla formazione del “cittadino scientifico” della network society proprio perché l’uso delle nuove tecnologie deve comportare un’attitudine critica e riflessiva nei confronti delle informazioni, l’uso responsabile dei mezzi di comunicazione, un interesse a impegnarsi in reti con scopi culturali

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  • 9

    La Media Education (ME) è l'organizzazione educativa e didattica, finalizzata a esaminare nei giovani una informazione e comprensione critica circa

    • la natura e le categorie dei media

    • le tecniche da loro usate per costruire messaggi e produrre senso

    • i generi e i linguaggi specifici.

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  • 10

    La Media Education una materia di insegnamento che dovrebbe trovare spazio nelle nostre scuole NON riguarda solo i “nuovi media” ma TUTTI i media (radio, televisione, cinema, giornali e naturalmente Web).

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  • 11

    Al “Perché studiare i media?”, si sono aggiunti interrogativi su cui tutt’ora la ME sta lavorando:

    “Cosa insegnare dei media?”

    ”Come insegnare i media?”

    ”Chi può insegnare i media?”

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  • 12

    Le risposte a questi quesiti, provengono da più versanti:

    fanno capo alle pratiche della ME, tradotte in ogni intervento concreto;

    derivano da studi di esperti,

    da direttive nazionali ed internazionali,

    provengono dalle richieste dell’opinione pubblica, dai genitori, dagli
    stessi studenti.

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  • 13

    Lo scopo dell’educazione ai media è non solo di offrire alle nuove generazioni le chiavi per la comprensione dei media, ma anche di promuovere una migliore qualità dei media e per un apporto costruttivo della loro cultura alla civiltà degli uomini.

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  • 14

    La ME indica l'educazione con i media , considerati come strumenti da utilizzare nei processi educativi generali;

    l'educazione ai media , che fa riferimento alla comprensione dei media, non solo come strumenti, ma come linguaggio e cultura;

    educazione per i media , livello rivolto alla formazione dei professionisti. Lo scopo dell'educazione ai media è non solo di offrire alle nuove alternative le chiavi per la comprensione dei media, ma anche di promuovere una migliore qualità dei media e per un apporto costruttivo della loro cultura alla civiltà degli uomini.

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  • 15

    Media Education

    • La Media Education è un processo di Insegnamento e Apprendimento centrato sui Media

    • Sensibilizzare all’uso consapevole dei Mezzi di Comunicazione
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  • 16

    Verso la fine del XIX secolo, parallelamente alla nascita del cinema muto, sono nate le prime forme di educazione ai media, utili a far luce sui metodi, sulle ragioni e sui messaggi veicolati da quel nuovo canale di comunicazione, il cinema.

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  • 17

    Col passare del tempo, l'educazione ai media si è evoluta, fino a diventare una vera e propria materia scolastica che, negli ultimi anni, ha assunto il dovere di spiegare il fenomeno mediatico ai più giovani, di tradurne i messaggi e di quelli loro tutti gli strumenti necessari per comprendere la natura e decodificarne il linguaggio.

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  • 18
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  • 19

    Il paradigma inoculatorio

    Dagli anni '30 agli anni '50, all'interno della ME, predomina un approccio critico e protezionistico nei confronti dei media: l'attenzione rivolta verso i media si concentra sullo studio degli effetti e di essi se ne sottolinea l' influenza corruttrice e manipolatoria .

    Obiettivo dell'educazione in questo paradigma diventa quello di insegnare ai giovani a discriminare e resistere alla coercizione commerciale e geologica compiuta tramite i media: la ME deve agire come un vaccino , per difendere dal virus letale dei mass media (tv, cinema, stampa, fumetti ecc.).

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  • 20

    Il paradigma inoculatorio

    La cultura dei media sembra costituire in questo periodo una minaccia alla cultura “autentica” su cui da sempre si era basata l’educazione scolastica.

    Tra le due culture non si ritiene possibile un eventuale dialogo, bensì solo una chiara opposizione.

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  • 21

    Il paradigma delle arti popolari

    La “teoria degli autori”, proposta dalla critica cinematografica francese negli anni ‘50 attira subito l’attenzione dei Media Educator:

    le opere cinematografiche dei grandi autori costituiscono il nuovo interesse per la ME del tempo, e vengono proposte all’analisi critica degli alunni alla pari delle grandi opere letterarie.

    In un primo momento, il modello sembrava valido, ma con il tempo ci si rende conto che i giovani lo giudicavano protezionistico e discriminatorio per il fatto che era lasciato all’insegnante il compito di scegliere, di volta in volta e secondo i propri gusti, sia i film da analizzare, sia criteri della valutazione per la classificazione di un buon film

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  • 22

    Il paradigma demistificatorio

    Negli anni ‘70 irrompe nel contesto della ME il libro di Roland Barthes, Mythologies e grazie ad esso viene messa in discussione la distinzione tra “cultura alta” e “cultura bassa”, nonché introdotto il concetto di “non trasparenza” dei media

    Trionfa così la screen education e la teoria della demistificazione, un nuovo approccio della ME

    In sostanza, l’obiettivo della ME diventa quello di far comprendere la non trasparenza dei media, sottoponendo i messaggi che da essi vengono veicolati ad un’operazione di disvelamento capace di portare alla luce l’ideologia sottesa ai media e funzionale all’egemonia culturale dei gruppi dominanti.

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  • 23

    Perché insegnare i media nella scuola?

    Una prima risposta era stata formulata in questi termini:

    I media sono una malattia, un virus dal quale i minori devono essere protetti

    Gli interventi della scuola a proposito di media erano perciò considerati come un antivirus, un vaccino che doveva preservare gli alunni dalla cattiva influenza di TV, cinema, stampa, fumetti, ecc.

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  • 24

    La cultura dei media sembrava costituire una minaccia alla cultura ‘autentica’ su cui si era da sempre basata l’educazione scolastica. Non si riteneva possibile un dialogo tra le due culture, ma solo una chiara opposizione.

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  • 25

    La cultura dei media sembrava costituire una minaccia alla cultura ‘autentica’ su cui si era da sempre basata l’educazione scolastica. Non si riteneva possibile un dialogo tra le due culture, ma solo una chiara opposizione.

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  • 26

    Parlare e dialogare sempre, spiegare come funziona la rete internet ed il web , stabilite delle regole chiare e precise sull’utilizzo di internet

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  • 27

    Fare della navigazione, in rete una esperienza educativa o di famiglia, esattamente come viene fatto per la TV.

    Magari posiziona il PC in salotto così da educare da subito i minori a cosa e come si cerca online

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  • 28

    Educare a NON dare mai informazioni personali su internet, in nessuna occasione

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  • 29

    Educare al fatto che la comunicazione mediata da un computer non sempre ci fa capire chi ci troviamo dall’altra parte dello schermo

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  • 30

    Far condividere le password con i genitori e con nessun altro, siate sempre a conoscenza delle password dei vostri figli minori

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  • 31

    Far condividere le password con i genitori e con nessun altro, essere sempre a conoscenza delle password dei figli minori

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  • 32

    Spiegare che il fatto che si è “in rete” non autorizza MAI ad utilizzare un linguaggio volgare od offensivo nei confronti degli altri

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  • 33

    Mai inviare foto o richiedere foto personali

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  • 34

    Come si fa per la TV mettere delle regole di utilizzo circa i tempi di fruizione della rete

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  • 35

    Fare attenzione ai giochi che vengono scaricati e più in generale a “download” non graditi, fare check giornalieri dei dispositivi a disposizione dei figli minori

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  • 36

    Assicurarsi che siano rispettati i limiti d’età (per esempio su Facebook il limite di età è di 13 anni)

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  • 37

    Mettete in guardia i vostri figli sui pericoli della sicurezza informatica: uso delle password, virus ecc.

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  • 38

    Spiegare i siti internet dannosi e NON adatti ai minori

    Spiegare cosa significa la sicurezza informatica.

    educare ad un uso corretto dei media non vale solo per la rete internet (su cui ci siamo concentrati come professionisti che controllano da tanti anni nel web) ma è un approccio valido per TUTTI i media!

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  • 39

    Internet ei social media sono strumenti potenti, ma è necessario che le persone siano educate a capirne i meccanismi (non solo tecnici) anche e sopratutto quando si parla di notizie che possono generare odio o falsi allarmismi! Ecco che la battaglia contro le notizie false si attesta come CENTRALE per il web del futuro!

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  • 40

    Verificare le fonti giornalistiche attendibili;

    verificare se la notizie trovano conferme su altri canali;

    Una lettura critica del testo, per capire se nasconde un interesse di qualche tipo

    diventano competenze FONDAMENTALI per i minori

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  • 41
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  • 42
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  • 43

    Purtroppo, il Cyberbullismo esiste, come esiste, purtroppo, la violenza nella società.

    E' un Fenomeno Presente sulla Rete ne va parlato e va spiegato
    RIPETIAMOLO


    Il destino della navigazione in Rete deve essere una esperienza di famiglia, esattamente come deve essere per la TV.

    Magari posiziona il PC in salotto così da educare da subito i minori a cosa e come si cerca online, come sono i contenuti adatti a loro e quali invece NON lo sono.

    Saranno educati alle diverse situazioni che si trovano in rete (sarà più facile trovare nei loro percorsi di navigazione) sarà più facile per loro.

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  • 44

    STRUMENTI

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  • 45

    Problematizzare la relazione giovani-media

    Quello che fonda l'educazione ai media è essenzialmente la complessità della relazione che intrattengono i giovani con i media

    Occorre, infatti, poter leggere al meglio la situazione di partenza dei ragazzi.

    Le domande chiave da porsi sono:

    • qual è il problema identificato?
    • In che aspetti si coglie questa problematicità?
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  • 46

    Elaborare una strategia di risoluzione distinguendo pericolo e rischio

    Questo ci permette di mettere in discussione quelle che pensiamo siano le difficoltà, ma anche le capacità dei giovani

    Le domande chiave da porsi sono:

    • quali sembrano essere i pericoli secondo l'insegnante?
    • Quali sono invece i rischi che il ragazzo o la ragazza possono affrontare?
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  • 47

    Conoscere al meglio gli studenti con i quali si sta lavorando

    Il primo lavoro dell'educatore non è di prendere la parola, non è di educare, ma osservare, vedere, conoscere

    Le domande chiave da porsi sono:

    • nostra conoscenza degli studenti è aggiornata e approfondita?
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  • 48

    Concepire un metodo adeguato e adatto agli obiettivi e agli studenti

    Valutare i metodi educativi adottati significa tener presente che “se l'educatore non può praticare tutti i metodi, egli deve, da vero professionista, essere capace di confrontarli nella loro efficacia e soprattutto nei loro limiti per poter compensare la debolezza del metodo scelto

    Le domande chiave da porsi sono:

    • con quali metodi realizzo il lavoro?
    • Quali effetti possono produrre sul pubblico identificato?
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  • 49

    Realizzazione degli strumenti educativi

    Necessita che siano continuamente rimessi in discussione sia per piccoli o grandi aggiustamenti, sia per renderli più efficaci rispetto ai loro obiettivi

    Le domande chiave da porsi sono:

    • quali strumenti uso per l’attività?
    • che tipo di efficacia possono avere?
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  • 50

    Valutare in che modo coinvolgono l’audience

    Se la pedagogia utilizzata viene scelta legittimamente perché sentita come maggiormente efficace e capace di mettere a proprio agio il docente, gli strumenti devono essere calibrati sugli allievi

    Le domande chiave da porsi sono:

    • quale pubblico ho davanti?
    • Quali strumenti per coinvolgerlo?
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  • 51

    Valutare gli effetti educativi degli strumenti messi in campo

    Per progettare un'azione educativa bisogna immaginare il modo in cui il problema rilevato può essere risolto o ridotto Questa chiarezza permetterà poi di valutare i risultati ottenuti, sia auspicati sia imprevisti

    Le domande chiave da porsi sono:

    • gli strumenti sono in grado di produrre gli effetti previsti?
    • Come valuto gli strumenti utilizzati?
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  • 52

    Valutare l’azione e la portata dei cambiamenti operati sulla relazione giovani-media

    Occorre che lo studente abbia maturato competenze trasversali, che possano aiutarlo ad approcciarsi ai media in maniera più consapevole. Entra in questo ambito l'autovalutazione del ragazzo, nonché la sua capacità di ripercorrere le tappe del lavoro per valutare eventuali cambiamenti

    Le domande chiave da porsi sono:

    • i cambiamenti che si intendevano raggiungere indurranno una modificazione più generale sulla relazione giovanimedia?
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  • 53

    CheckList.

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  • 54

    PROGETTAZIONE

    • Evitare interventi episodici.
    • Identificare le rappresentazioni, i vissuti, le competenze e le aspettative degli insegnanti coinvolti nell’attività, anche esplicitando le proprie teorie e conoscenze rispetto ai presunti effetti dei media sui bambini per meglio tenere
      sotto controllo come queste influenzano la progettazione didattica.
    • Tenere presente la dimensione del piacere legata ai media, fare ricerca sugliaspetti e interessi positivi percepiti e vissuti dai ragazzi.
    • Esplicitare su quale ambito si intende intervenire, definendo il meglio possibile il tema o il problema che si vuole affrontare analizzandone i diversi aspetti e riflettendo sulla propria conoscenza delle pratiche mediali degli studenti.
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  • 55

    PROGETTAZIONE

    • Interrogarsi e fare ricerca su come “far vivere” ai ragazzi il tema/problema, quali esperienze far loro fare concretamente.
    • Fare ricerca sui metodi, identificando anche gli effetti che i metodi scelti possono produrre, quali obiettivi permettono di raggiungere e quali invece restano scoperti e andranno quindi raggiunti in altro modo.
    • Sperimentare in anticipo gli strumenti da utilizzare per l’attività e verificare la loro efficacia.
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  • 56

    SVOLGIMENTO

    • Intrecciare le fasi della scoperta delle pratiche e dei consumi, dell’analisi e della produzione.
    • Mettersi in ascolto delle esperienze dei ragazzi coinvolti per far emergere anche le loro conoscenze, emozioni, rappresentazioni, immaginari.
    • Promuovere la partecipazione degli studenti, partendo dai loro bisogni e desideri, privilegiando l’azione e utilizzando diversi canali espressivi.
    • Mettere continuamente in discussione le modalità di coinvolgimento degli studenti, per mantenerli attivi e partecipi nell’attività.
    • Coinvolgere i genitori e le famiglie, cercando di far vivere anche a casa un clima di condivisione e dibattito.
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  • 57

    VALUTAZIONE

    • Verificare se gli strumenti scelti sono stati in grado di produrre gli effetti previsti e decidere come valutare.
    • Verificare se i cambiamenti che si intendevano raggiungere hanno effettivamente indotto una modificazione più generale sulla relazione giovanimedia.
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  • 58

    LEGGERE DIGITALE

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  • 59

    LINK UTILI

    http://www.corecomragazziemiliaromagna.it/#rete

    https://www.miuristruzione.it/3087-la-media-education-nelle-scuole-ecco-perche-e-importante/

    https://www.netreputation.it/consigli-di-media-education/

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